Crescere cambiando lavoro o cambiando sé stessi?

Quanto tempo è necessario passi per cambiare lavoro quando lo si vuol cambiare?

Qualche giorno fa ho ricevuto uno splendido messaggio di una persona che avevo seguito nel 2023, su un percorso di coaching di carriera

Lamentava una situazione professionale per nulla gradevole: un compito poco gratificante, un ambiente poco attento e tutta una serie di indicazioni che le avevano fatto capire da tempo che non si trattasse del luogo giusto.

Beh, la soluzione sembra semplice: andare via.

E se ci fosse dell’altro?

Mi è capitato spesso di scrivere di come la crescita professionale avvenga anche (e forse soprattutto) quando, immersi nel fango, impariamo a nuotarci dentro come fosse una piscina d’acqua sorgiva.

Il punto è, se vogliamo guardarla da una prospettiva di reale crescita, che un lavoro non gradevole in un ambiente non stimolante mette a nudo i nostri punti deboli.
Sì, ho detto punti deboli, perché se dico aree di miglioramento sembra una cosa troppo positiva per volerci lavorare su, e invece deve bruciare nella pancia.

Dopotutto, se mi strappo un muscolo giocando a calcio e decido che da quel momento gioco a tennis, il muscolo sempre strappato resta e non ho fatto terapia.

Cambio campo per continuare ad essere infortunato o mi curo prima e poi vedo se riesco a giocare meglio (a qualunque cosa?)

La storia del messaggio ricevuto finisce così: la persona ha smesso di cercare altri lavori per un po’ e ha iniziato a lavorare sulla propria leadership e sulla propria comunicazione e gestione dei conflitti.

Avendo ottenuto miglioramenti sensibili, è rimasta nel precedente lavoro fino a quando un’opportunità nuova ha bussato alla porta ed è stata valutata senza fretta di andar via.

Ciò che migliora l’ambiente e il lavoro, a volte, siamo noi stessi…

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