Comunicare il proprio lavoro

La comunicazione è un tema molto ampio, oggetto di studio da sempre di filosofi, letterati, linguisti e persino sociologi e psicologi. Comunicare vuol dire “mettere in comune” (dal latino cum + munis = insieme + incarico); inoltre, ha una derivazione etimologica e sociologica strettamente legata alla “collaborazione“, pertanto non si può parlare di lavoro senza parlare di comunicazione. Ma conoscere l’etimologia o la derivazione filosofica del concetto ci aiuta ad avere successo nell’applicazione pratica della comunicazione?

Credo che possiamo convenire tutti sull’infinita gamma di variabili che possono rendere una comunicazione efficace o no, così come è discutibile la capacità – innata o acquisita – di tutti di saper consegnare un messaggio in un contesto comunicativo.

Cosa può voler dire allora “comunicare efficacemente”?

Comunicare con successo vuol dire:

  • Saper stare in comunità.
  • Avere consapevolezza dei proprio contenuti.
  • Saper esprimere un’informazione.
  • Saper decodificare messaggi ed input esterni.
  • Essere consapevoli del proprio ruolo nella ricezione o trasmissione di un messaggio.
  • Comprendere il contesto in cui la comunicazione ha luogo.

Rileggendo queste informazioni, vi viene in mente qualche area su cui potreste migliorare? Riuscite a rivedere situazioni in cui avete avuto difficoltà nel comunicare con un vostro amico, parente, collega o con il vostro partner? Bene, se ora comunicare vi sembra molto meno spontaneo e naturale di quanto poteste pensare, immaginate cosa succede in un ambiente di lavoro, dove sarete chiamati a confrontarvi con un diretto superiore o a svolgere un colloquio, per un’assunzione o per ottenere una promozione.

Beh, per fortuna anni di studi, anni di sviluppi aziendali e modelli legati alla gestione e allo sviluppo delle risorse, ci portano a poter studiare delle tecniche molto approcciabili e alla portata di chiunque, per trasformare dei concetti prettamente astratti in metodi scientifici pratici ed immediatamente fruibili.

La comunicazione degli obiettivi

Innanzitutto è bene specificare che, nel mondo del lavoro, tutto si muove attorno a degli obiettivi, delle scadenze, delle realizzazioni progettuali. In una sola parola: uno scopo. Se comunichiamo attorno ad uno scopo appunto, dovremo comunicare di questo scopo, di come raggiungerlo e di quale ruolo assumeremo noi nel contribuire al conseguimento del nostro obiettivo, sia esso di natura economica, progettuale, temporale (etc…). Spesso, quando si parla di obiettivo, erroneamente lo si associa all’ambito commerciale, con il fatturato e i clienti a farla da padroni. Ma obiettivi possono essere le scadenze fiscali di un ufficio contabile; obiettivi possono essere la corretta rotazione delle merci di un magazzino, coinvolgendo la logistica o gli acquisti ma anche la produzione. Obiettivi possono essere quelli di ristrutturazione di un ufficio o di gestione di una commessa tecnica o informatica. E meno operativamente ancora, lo scopo potrebbe essere ottenere un nuovo incarico, il lavoro o una promozione.

Chi ci “intervisterà” dovrà valutare se siamo in grado di ricoprire il ruolo, se possiamo contribuire alla crescita aziendale o al successo delle operazioni. E sulla base di cosa ci valuterà? Risposta esatta: sulla nostra comunicazione. E quali caratteristiche dovrà avere la nostra comunicazione per incrementare le nostre chance di ricevere un feedback positivo? Chi ci ascolta, soprattutto se un superiore o un recruiter, ha in testa i suoi obiettivi molto chiari e vuole arrivare al punto. Noi dovremo essere “S.M.A.R.T.” e dovremo dimostrare di essere delle “S.T.A.R.“.

Il modello “S.M.A.R.T.” comporta una misurazione della comunicazione dei propri obiettivi che ci consente di lavorare preventivamente – individuando dei dati reali come numeri e scadenze – che ci consentirà di non perdere il nostro tempo e quello aziendale con missioni impossibili, e che ci guidi attraverso una tracciabilità del percorso che intendiamo fare. Di fronte a tanta solerzia nell’individuare il perché, il come e il cosa, qualunque interlocutore non potrà che ascoltarci con interesse e condividere la sua comunicazione con noi.

Il modello “S.T.A.R.” invece, è un metodo per aiutarci nel ricostruire la nostra storia e portarla all’attenzione di chi dovrà valutarla per comprendere quanto possiamo essergli utili nei suoi sviluppi lavorativi futuri. È in pratica la lente di ingrandimento sulla nostra capacità di vincere nelle situazioni di tutti i giorni, ma anche le vittorie vanno comunicate con successo, altrimenti non importeranno a nessuno.

Vi invito a voler riflettere, dopo questa lettura, a quante volte vi hanno chiesto di raccontare un episodio di lavoro, una problematica o una situazione difficile e come ne siete usciti, oppure a quante volte vi sia stato chiesto di esporre un progetto per ottenere una promozione o un incarico e a domandarvi se abbiate usato o meno questi metodi di comunicazione. Con ogni probabilità scoprirete che quando li avete usati, avete ottenuto un incarico o un’approvazione, al contrario, se non avete esposto la vostra storia secondo questi dettami, avrete ottenuto quasi certamente una porta chiusa!

Davide D’Ambrogio
Career Coach e Formatore

“Per far emergere talenti e competenze e fissare insieme nuovi traguardi professionali”.

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